domenica 11 gennaio 2015

Le ceneri di Angela - Frank McCourt

Frank McCourt
Io sono un uomo fortunato.
Così  Frank McCourt conclude la pagina dei ringraziamenti,  “un breve inno in lode della donna” .
Fortunato davvero,  per essere sopravvissuto ad un’ infanzia come quella che descrive ne Le ceneri di Angela, romanzo autobiografico, anche ammesso  che  solo la metà dei  fatti  raccontati  siano veri.

I McCourt erano emigrati in America, ma la grande depressione del ’29 li costringe a ritornare in patria, in un’Irlanda povera  quanto l’ex regno borbonico, dove se andava bene si poteva riempire lo stomaco con pane  inzuppato nel  te, e il pranzo natalizio consisteva  in  una lussuosa patata   e  capa di porco o di pecora bolliti.
Pulci e  pidocchi, malattie infettive e polmoniti, scarpe scollate e piedi scalzi,  mazzate ,  padri che si bevono i soldi della paga settimanale quando raramente riescono a trovare lavoro o il  sussidio di disoccupazione  e madri che si sciupano davanti  alle ceneri spente dei camini, maestri con  bacchetta e frustino, zie acide e nonne crudeli,   e su tutto l’ombra gigantesca del peccato che, per voce di preti e suore e beghine e bigotte, si sparge su ogni azione umana, ma tant’è “se si commette un peccato tanto vale commetterne altri perché la condanna è sempre quella. Un peccato: supplizio eterno. Dieci peccati: idem.

Eppure, non vi è acredine, rabbia, disperazione, autocommiserazione:  il racconto è attraversato un brio umoristico e da una vena  quasi poetica  - una grazia amorevole - , da un incanto bambino.
Si ride (l’episodio della dentiera  incastrata nella bocca del fratello minore è esilarante) e ci si commuove, senza mai smettere di provare un’empatia fortissima per Frank/Francis e per i suoi scalcagnati fratelli, per i vivi e per quelli morti, per sua madre Angela.
(il padre,  che li abbandona dopo aver investito  ogni monetina  nei pub riempiendo  il suo stomaco beone, nonostante Frank non arrivi mai a disprezzarlo veramente, lo avrei intorzato di mazzate).


Un bel libro, paradossalmente rasserenante. 

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