Ancora solitudini, ancora disperazioni, ordinate secondo un
crescendo: nei primi racconti i protagonisti sono bambini e ragazzi, poi delle
coppie adulte, e nell’ultimo c’è un vecchio.
Cosa fanno i bambini per cercare di proteggersi dalle brutture
del mondo? Immaginano, si illudono di poter controllare il mondo cercando di condurre i sogni nella vita.
Così sono I giochi della notte che fa Aeke, per cercare di
dominare l’angoscia determinata dai pianti e dai singhiozzi della madre e dall’assenza
notturna del padre - in quale bar, in
quale bettola .
Il padre rientra , e “in cucina l'angoscia è così grande che
sarebbe insopportabile senza un'arma, ma alla fine Aeke è talmente stanco di
avere così tanta paura che senza opporre resistenza si lascia cadere a
capofitto nel sonno.”
E di giorno?
Non resta che la fuga.
Comincia lì, nel
grumo dei primi anni di vita, a
mettere radice l’albero della tristezza, da cui gemmano man mano che la consapevolezza
si fa più chiara e più forte, il senso di estraneità e di disadattamento, e di smisurata
solitudine.
Essere poveri aggrava.
In Nevischio e Carne salata e cetrioli, è il guardare le
scarpe bucate a fare la differenza.
“Ma il giudice che avevo dentro, che doveva essere più
maturo dei miei nove anni, mi disse alla fine che avevo agito da autentico
vigliacco: era rubare prendere quello che noi avevamo gettato via?”
Nei racconti centrali, Lo sconosciuto, Uomini di carattere,
Gli implacabili, l’attenzione di Dagerman si pone all’interno delle dinamiche di coppia: gelosia, incomunicabilità, disaffezioni,
distanze.
Sono i racconti che, fatta eccezione per Lo sconosciuto,
dalla conclusione drammatica e inaspettata, dato il cambio repentino di prospettiva, mi sono
sembrati più deboli .
La torre e la fonte è il mio preferito.
Un epilogo, in tutti i sensi.
“Si limitava a star lì seduto, ora dopo ora, o magari anche
anno luce dopo anno luce, pervaso da una crescente stanchezza. La stanchezza va
molto bene, la stanchezza va sempre bene, in particolare quando ci si esercita
nell'arte amara di essere prigionieri di se stessi. Anche una grande calma e
una certa capacità di mantenersi freddi vanno molto bene, perché l'uomo deve
avere i nervi molto saldi per potersi sopportare.”
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