lunedì 8 luglio 2013

Oh, boy! - Marie-Aude Murail

Ho sempre pensato che un ottimo modo per distruggere il germe del piacere della lettura nei gggiovani sia quello di dare in pasto ai garzoncelli scherzosi moralissimi mattoncini che li rendano edotti riguardo i problemi del mondo: ci tengono i ragazzini - e fanno bene - alla spensieratezza.
Ma intanto si deve pure farli crescere consapevoli di questo e quello e quell’altro e ancora e ancora.
(i cittadini di domani, eh)
Da tutto sto sproloquio si potrebbe dedurre che “Oh, boy!” non è un libro per ragazzi.
E invece cade a fagiuolo.
A fagiuolissimo.
E’ l’eccezione che conferma la quasi regola.
Sottende tematiche delicatissime e importanti (l’omosessualità e il diritto all’adozione, la violenza domestica, la malattia – e che malattia, marò) con il tono e la leggerezza non tanto della fiaba quanto con quello di una sit-comedy, senza la raffazzonatura e la faciloneria che spesso contraddistingue il genere televisivo (e tantissima letteratura per ragazzi).
E’ forse l’ironia, la chiave di volta che tiene in equilibrio (questo sì, ha del favoloso) una storia che sarebbe fin troppo drammatica e melassosa se non fosse stemperata dalla esuberanza e dalla straordinarietà dei personaggi; è impossibile non affezionarsi ai fratellini Morlevent - il genio, la genietta e l’ingenua bambolina- , e a Bart, il cinico, l’egoista, il bello, lo scumbinato ( tanti cuoricini per Bart).
E’ impossibile chiudere il libro senza provare il rammarico di non poter seguire il vento dei Morlevent, brezza o tempesta, un anno ancora, due, tre, dieci, per verificare se la tenue speranza con la quale si chiude il sipario diventerà lieto fine.

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